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PER SUPERARE L'ANSIA DI PARLARE IN PUBBLICO, SMETTI DI PENSARE A TE STESSO

PER SUPERARE L'ANSIA DI PARLARE IN PUBBLICO, SMETTI DI PENSARE A TE STESSO

Spesso capita che chi si trova in una posizione di potere o al vertice, lotti costantemente contro l’ansia di parlare in pubblico. Se gli si chiede che cosa li renda nervosi, le risposte, invariabilmente, sono sempre le stesse: "mi mette a disagio sentirmi tutti quegli occhi addosso", oppure “non mi piace essere guardato" o “non mi piace essere al centro dell'attenzione".

Di conseguenza, quando è il momento di alzarsi e parlare, quasi tutti inizialmente evitano il contatto visivo con il pubblico. E proprio questo è il problema perché, se evitare il contatto visivo potrebbe sembrare una strategia efficace per tenere a bada l’ansia, in realtà non fa altro che incrementare l’agitazione. Come mai?

La risposta è ancestrale, parte dalla preistoria: gli occhi addosso di persone o animali li percepivamo come una minaccia, sia che fossero predatori pronti a ucciderci, sia che fossero malintenzionati a depredarci. In risposta a quella realtà preistorica, l'amigdala, la parte del nostro cervello che ci aiuta a rispondere al pericolo, entra in piena attività. Così, quando viene innescata la nostra risposta di lotta o fuga, comprensibilmente avvertiamo un eccesso di stress e di ansia.

E COSA C'ENTRA QUESTO CON IL PARLARE IN PUBBLICO? VEDIAMOLO SUBITO.

Partiamo dalle cattive notizie: il nostro cervello ha trasferito l’antica paura di essere guardati e osservati al parlare in pubblico. In altre parole, l'ansia di parlare in pubblico è nel nostro DNA. Viviamo il parlare in pubblico come la possibilità di essere esposti ad un attacco. Inconsciamente il pubblico diventa un predatore minaccioso e conseguentemente creiamo una risposta alla minaccia. Non per niente le risposte fisiche di molte persone, mentre parlano, sono uguali a quelle che il corpo dà in caso di pericolo: mancanza di respiro, arrossamento del viso e tremore.

Dato che il nostro cervello ci sta dicendo che siamo sotto attacco, facciamo tutto il necessario per proteggerci. Costruiamo muri tra noi e la fonte del pericolo - in questo caso il pubblico - per respingere l'attacco e attenuare qualsiasi rischio. Come facciamo a costruire questi muri? Per esempio concentrandoci sulle slide da proiettare, oppure tenendo lo sguardo rivolto verso il basso, o immergendoci nei nostri appunti. In poche parole tendiamo a ignorare le persone di fronte a noi sperando che ci venga concessa l’invisibilità. Questi meccanismi agiscono inconsciamente anche nei relatori più esperti. É così che siamo siamo programmati!

Ma, fortunatamente, c’è una soluzione: il “calore umano”. La chiave per calmare l'amigdala e disarmare il nostro pulsante del panico è quella di distogliere l'attenzione da noi stessi. Non sei tu ad essere al centro dell’attenzione, ma il tuo pubblico. Per dirla in altri termini, la star è il pubblico e non tu!

Dobbiamo quindi smettere di pensare al fatto che potremmo sbagliare o che potremmo non piacere. Dobbiamo invece portare tutta la nostra attenzione, disponibilità e calore al pubblico, dobbiamo occuparci solo di una cosa: come fare in modo che il pubblico viva la migliore esperienza.
Diversi studi hanno dimostrato che un aumento del calore porta ad una diminuzione dell'attività dell'amigdala. Mostrare quindi gentilezza e generosità verso gli altri attiva il nervo vago, che ha il compito di attenuare la risposta di lotta o di fuga. Quando ci mostriamo gentili verso gli altri, ci sentiamo più calmi e meno stressati. Lo stesso principio si applica quando si tratta di parlare in pubblico.

Quando ci relazioniamo con il pubblico con spirito di generosità e calore, contrastiamo quella sensazione di essere sotto attacco e iniziamo a sentirci più calmi. Il lavoro non è certo facile. Curiosamente, qualsiasi buon trainer di public speaking sa che proprio gli allievi che si mostrano più calorosi nel lavoro e nella vita accusano maggiori difficoltà a parlare in pubblico. Come si spiega?

Il loro cervello, infatti, gli sta comunicando che quello non è il momento di dare ma, al contrario, è il momento di difendersi e fuggire.
Le cose sembrano complicarsi! Quindi è possibile o no contrastare quest’impulso ancestrale e diventare un buon oratore, disponibile e caloroso verso il proprio pubblico? La risposta è sì ma, per raggiungere risultati soddisfacenti dobbiamo seguire necessariamente questi tre passaggi.

1. QUANDO TI PREPARI, PENSA AL TUO PUBBLICO.

Quando iniziamo a prepararci per una presentazione o un discorso, l'errore più diffuso è quello di iniziare direttamente con l'argomento da trattare. Questo ci porta immediatamente al cuore della questione e rende più difficile abbattere il muro tra noi e gli altri.

Invece dobbiamo iniziare il discorso partendo proprio dal pubblico. Prima di ogni approfondimento dobbiamo chiederci: che persone mi troverò davanti? perché sono venute? di cosa hanno bisogno?
A queste domande bisogna dare risposte specifiche. Dobbiamo identificare i bisogni del pubblico e costruire il discorso per dare loro una risposta.

2. IMMEDIATAMENTE PRIMA DI PARLARE, RIFOCALIZZA LA TUA MENTE.

Nonostante tutte le buone intenzioni, eccolo lì… il nervosismo che sale appena un attimo prima di iniziare a parlare. In quel momento il cervello ci manda un messaggio preciso e allarmante: “sono tutti pronti per giudicarti!”, “e se dovessi fallire?”

È proprio questo il momento giusto per rifocalizzare la mente e ricordarsi che il proprio compito è quello di donare calore e disponibilità al pubblico.
Dì a te stesso: “mente (oppure il tuo nome), questo discorso non riguarda me. Si tratta di aiutare il mio pubblico, io sono qui per loro”.
Ti assicuro che dopo 4-5 presentazioni, i risultati inizieranno a vedersi e ansia e nervosismo caleranno sensibilmente.

3. MENTRE PARLI, MANTIENI IL CONTATTO VISIVO.

Uno dei più grandi errori che commettiamo è quello di parlare alle persone come se fossero solo un gruppo e non dei singoli individui. Esaminiamo la stanza - cercando di guardare tutti contemporaneamente - e finiamo per non entrare in sintonia con nessuno di loro.

In realtà, ogni persona li davanti a te si sente un singolo individuo e non un gruppo. E quindi il modo migliore per entrare in relazione con il pubblico è quello di parlare con loro come individui. Come si fa? Stabilendo un contatto visivo con ognuno di loro. Concentrati su una persona alla volta, così darai l’opportunità ad ogni partecipante di sentirsi al centro dell’attenzione dell’oratore.

Lo so, mettere in atto questo suggerimento non è facile. Siamo abituati a scansionare tutta la stanza. Inizialmente il contatto visivo diretto può creare disagio. Tuttavia, la pratica rende meno nervosi. È molto più facile ed efficace reggere una serie di conversazioni individuali piuttosto che parlare con tutti contemporaneamente. Quando i miei corsisti di “Parlare in Pubblico con Carisma” applicano questa tecnica per qualche volta, sperimentano tutti un calo dell’ansia, fino quasi a scomparire.

Calore e disponibilità hanno un potere immenso. Ci danno un senso di realizzazione. Quando si tratta di parlare in pubblico sono armi potentissime e sono in grado di trasformare un’esperienza snervante nel piacere di essere gentili e utili verso gli altri.

Un oratore caloroso è più calmo, più rilassato e, cosa più importante, raggiungerà con maggiore impatto e carisma il suo pubblico.